Nel 2009 i fan di Valentino Rossi tremarono e temettero il peggio, se solo avessero saputo dell’assicurazione infortuni forse sarebbero stati meno preoccupati. L’anno prima infatti, dopo alcuni anni di bocconi amari, l’idolo delle folle era finalmente tornato a vincere, conquistando ancora una volta il titolo di campione del Mondo. Il ‘dottore’, lontano da curve da brivido e da motori inverosimili, trovò comunque il modo di infortunarsi mettendo in forse la stagione seguente, ferendosi malamente alla mano sinistra e alla pianta del piede con un tavolino di vetro di casa, a Tavullia, mentre tentava di chiudere una tenda.

Ma non è certo questo l’unico caso di intrepidi sportivi che affrontano pericoli immani tutti i giorni e che poi finiscono per infortunarsi nei modi più stupidi: pensa che l’infortunio più grave del più grande alpinista di sempre, Reinhold Messner – che ha scalato tutte le 14 cime del mondo che superano gli 8.000 metri – è avvenuto appena fuori della sua casa, mentre cercava invano di scalare un muretto appena di 3 metri. Risultato? Calcagno fratturato, e pubblico ludibrio … ma se avesse avuto l’assicurazione infortuni almeno sarebbe stato rimborsato.

Morale della favola? Non serve scalare l’Himalaya o sfrecciare oltre i 300 chilometri orari per farsi male, magari in modo grave! E tu, cosa potresti fare per evitare di infortunarti?

Beh, sicuramente potresti ricordarti di prendere sempre le chiavi di casa, così da evitare di provare a scavalcare muretti, magari di notte e, non volesse il cielo, con qualche bicchiere di troppo in corpo. Ma non puoi certo smettere di fare le cose più normali, come chiudere le tende di casa. Come ci ricorda il Dottore (Valentino Rossi, non quello di famiglia) dunque, meglio proteggersi con una assicurazione infortuni. Ma che cosa copre questa polizza?

Assicurazione infortuni: cos’è

Per capire cosa copre un’assicurazione infortuni bisogna prima di tutto partire dal concetto di ‘infortunio’. É tale quell’evento traumatico violento e fortuito che produce delle lesioni fisiche oggettive, le quali portano a un’inabilità temporanea, a un’invalidità permanente o, peggio ancora, alla morte. Ti sta domandando cosa vuol dire che un infortunio per essere tale deve essere fortuito? Semplice, non deve essere prevedibile: se bevi 4 negroni e ti metti alla guida della tua moto senza casco e fai un incidente, quello non è un infortunio. No, perché, oltre a essere da folli, quell’infortunio è prevedibile.

Assicurazione infortuni
Assicurazione infortuni

 

Assicurazione infortuni: cosa copre

Prima di sottoscrivere una polizza infortuni bisogna sapere che esistono tre diverse garanzie, che ricalcano la natura stessa degli infortuni: infortunio, infortunio grave e caso morte. L‘indennizzo di una polizza infortuni è volto a coprire i danni economici che un’infortunio può causare all’assicurato, primo su tutti i giorni di lavoro persi, e comprende il risarcimento delle spese mediche e ospedaliere.  In caso di morte, il risarcimento viene corrisposto al beneficiario (laddove indicato) oppure agli eredi.

I diversi tipi di polizza infortuni

Esistono diverse tipologie di polizze infortuni. La più diffusa è certamente la più generica: si tratta di fatto di un’assicurazione infortuni con protezione di base, consigliabile a chiunque, e in particolar modo ai lavoratori autonomi, che ovviamente non possono vantare gli indennizzi tipici di chi lavora come dipendente. C’è poi l‘assicurazione infortuni sportivi, pensata per chi effettua attività sportive, che copre per l’appunto gli oneri economici conseguenti a un infortunio in gara o in allenamento. È da conoscere, infine, l’assicurazione infortuni domestici, la quale tra l’altro – a partire dalla legge 493/199 – è obbligatoria per tutte quelle persone che, senza percepire una retribuzione, si occupano della cura della propria casa e della propria famiglia.

Ora sai come funziona, cosa copre e come può essere declinata un’assicurazione infortuni: sta dunque a te. Per aiutarti nella tua scelta, ti sveliamo un segreto: secondo lo psicologo Balazs Aczel, dell’Eötvös Loránd University di Budapest, i nostri comportamenti più stupidi sono causati da tre fattori diversi. Lo studioso parla infatti di ‘mancanza di controllo’, di ‘distrazione’ e, infine – il più importante – di ‘fiduciosa ignoranza’, sottolineando che tutti tendiamo a sopravvalutarci, minimizzando invece i pericoli che affrontiamo. E ora chi lo dice a Reinhold Messner?