Coronavirus e assicurazioni: quando la salute e l’economia sono intaccate da una minaccia globale
Articolo un po’ tecnico e di approfondimento, ma che può dare molte risposte a chi in questo periodo si chiede “se solo ci fosse un’assicurazione sul Covid-19…”
In questi giorni in cui il nostro paese sta affrontando un’emergenza straordinaria, torna alla ribalta il tema della gestione del Sistema Sanitario Nazionale. Oltre alle polemiche politiche sulle quali soprassediamo e che non ci competono, da esperti del settore assicurativo notiamo una crescente attenzione sul tema delle coperture assicurative che potrebbero proteggere e tutelare il cittadino da un evento imprevisto come il Coronavirus (o per meglio dire, il Covid-19).
Possiamo classificare i trend di richieste in due macro-categorie di assicurazioni
- Copertura sanitaria: in Italia abbiamo la fortuna di non avere un sistema come quello statunitense (dove un test-tampone può costare tra i 1500$ e i 3000$) ma i cittadini si chiedono comunque cosa comporterebbe per loro un eventuale ricovero, magari con lungodegenza. Da una parte è richiesta la copertura delle spese sanitarie o di assistenza, dall’altra una diaria che compensi parzialmente gli autonomi o liberi professionisti che sarebbero costretti in un letto d’ospedale. (potete approfondire cos’è e a cosa serve la polizza sanitaria in questo articolo)
- Mancato reddito: imprenditori e commercianti cercano coperture che li indennizzino per il “mancato guadagno” connesso alla chiusura forzata delle attività. Non si tratta di un’assicurazione che rimborsi o copra le spese mediche/sanitarie, ma piuttosto un indennizzo economico dovuto all’interruzione forzata dell’attività, una sorta di “fatturato fantasma” pagato dalla compagnia assicurativa fintantoché il negozio o l’azienda non potrà riaprire.
La prima cosa da considerare quando si parla di assicurazioni è il fatto che la natura stessa del prodotto assicurativo è fondata su due principi: futuro e aleatorietà.
Il primo significa che il fatto (si dice “l’evento sinistroso”, o più semplicemente “sinistro”) non deve essere già accaduto e il secondo che la possibilità che l’evento si verifichi non è certa.
Va da sé che questi principi sono alla base della maggiore o minore predisposizione di una compagnia assicuratrice (che ricordiamo non è una Onlus e quindi ha come obiettivo il margine di profitto) di proporre al pubblico un determinato prodotto/polizza. Se l’evento fosse già avvenuto ieri oppure si fosse certi che domani si verificherà non ci sarebbe alcun interesse da parte della compagnia ad assicurare il rischio, in quanto sarebbe certa di dover esborsare molto più denaro in indennizzi/risarcimenti di quanto avrebbe incassato in premi dagli assicurati.
Osservazione n° 1: il Coronavirus è già in corso e conclamato (addirittura dichiarata pandemia dall’OMS), assicurare oggi un simile evento richiede una particolare attenzione e calcoli statistici adeguati (e ovviamente chi è già contagiato non potrebbe essere assicurato)
Stiamo già vedendo in questi giorni che alcune compagnie hanno annunciato di estendere la copertura delle loro polizze sanitarie, anche se il Coronavirus non era previsto dalle condizioni di assicurazioni, a tutti i loro clienti.
La logica è quella di premiare la fedeltà dei già clienti/assicurati.
Altre compagnie si stanno organizzando per proporre delle coperture, ma devono soppesare in modo molto cauto gli importi indennizzabili (e le garanzie previste dalla polizza) con calcoli probabilistici sul diffondersi dell’epidemia e i rischi a cui andrebbero incontro.
La lungimiranza di coloro che in tempi non sospetti avevano già sottoscritto una copertura assicurativa è dunque premiata. Purtroppo a livello statistico non possiamo che notare come, su scala europea, l’Italia risulti uno tra i paesi più sotto-assicurati (ovvero con cittadini che non si assicurano in misura adeguata rispetto ai rischi reali a cui sono esposti).
Infatti, se molti non erano già assicurati in precedenza, notiamo un forte interesse “impellente” del pubblico verso un’assicurazione che copra da Covid. Se da una parte questa può essere un’opportunità per gli operatori del settore, dall’altra parte, purtroppo, ancora una volta ci duole notare come il nostro paese si mobiliti solo a cose fatte.
Oltre a un atteggiamento opportunistico purtroppo diffuso (essere previdenti è considerato “da fessi” mentre riuscire a fregare le assicurazioni “da furbi”) e validato dal numero di frodi assicurative, il nostro paese è purtroppo culturalmente e strutturalmente abituato a ragionare per urgenze.
La previdenza e la lungimiranza sono spesso sottovalutate e messe in coda a una serie di altre priorità o valori (che non sta a noi giudicare).
C’è bisogno di un’Amatrice o de L’Aquila per pensare ad un piano nazionale edilizio antisismico, c’è bisogno di un Ponte Morandi per riflettere sul fatto che le infrastrutture stradali sono ormai vecchie di 40/50 anni e richiedono una manutenzione strutturale profonda, c’è bisogno del Coronavirus per riflettere sulla precarietà di un Sistema Sanitario Nazionale che ha subito molteplici riforme negli ultimi decenni.
Non c’è niente da fare, l’Italia ragiona ancora troppo quando ormai i “buoi sono già scappati dalla stalla” e prende decisioni quando purtroppo, come si sente ahimè spesso nelle chiacchiere da bar, quando c’è già “scappato il morto”.

Osservazione n° 2: è fondamentale rivedere l’approccio culturale di un’intera nazione, anche tramite appositi interventi nell’ambito dell’istruzione che formino le nuove generazioni a un nuovo modo di pensare (come già avviene nelle scuole per temi come la sostenibilità ambientale). Chissà che il Covid-19 non ci lasci in eredità anche una grande opportunità per cambiare e – come molti stanno già dicendo – far sì che le cose non verranno più viste allo stesso modo.
L’ultimo aspetto è legato al fatto che un evento così esteso su larga scala possa essere considerato “catastrofale”.
Se vi siete mai soffermati sulla lettura di uno qualsiasi dei vostri contratti di assicurazione, avrete forse notato come gli eventi che potrebbero colpire un numero molto elevato di assicurati – e che quindi non sarebbero circoscritti a una sfortunata circostanza del singolo assicurato – siano esclusi dalla copertura.

Una fondamentale teoria su cui si basano le assicurazioni è la cosiddetta “legge dei grandi numeri”. Senza scendere troppo nel tecnico, questo teorema (tipico della scienza statistico-attuariale che sta alla base del calcolo delle probabilità) permette agli assicuratori di stimare la probabilità che un evento si verifichi in funzione della numerosità di casi simili già verificati in passato.
Facciamo un esempio. Immaginate di lanciare una moneta che ha da un lato “testa” e dall’altro “croce”. A mente fredda sappiamo che la probabilità che cada da un lato o dall’altro è identica (50% testa-50% croce).
Se lanciamo la moneta 2 volte è possibile che esca due volte “testa” (100% testa-0% croce), che però non corrisponde alla reale probabilità.
Se lanciamo la moneta 10 volte è probabile che esca 6 volte “testa” (60% testa-40% croce), ci avviciniamo, ma siamo ancora lontani dal 50/50.
Se proseguiamo il numero di lanci fino a 100, poi a 1000 e magari a 1000000 noteremo come la percentuale si avvicina sempre più al 50%-50%. Questo perché più i numeri sono “grandi”, appunto, più la nostra capacità (ovvero quella degli assicuratori) di stimare la probabilità si avvicina alla realtà.
Ma questo può andare bene per eventi che si sono verificati centinaia o migliaia di volte nella storia, come un banale incendio, un tamponamento, o un’operazione di appendicite. Per eventi verificatesi rare volte nella storia (come un’epidemia appunto) il banco rischia di saltare.
A questo si associa il fatto che un evento che colpisce tutti indistintamente (come un terremoto o, appunto una pandemia) rischia di far collassare il bilancio e la solidità patrimoniale di una compagnia assicurativa.
Se la compagnia ABC assicura 1000 cittadini sparsi su tutta la città di Milano da un evento come l’incendio dell’appartamento, qual è la probabilità che a tutti e 1000 vada a fuoco la casa? Bassissima.
I premi assicurativi incassati dalle 1000 persone serviranno a costituire la “cassa comune” che servirà a pagare il/gli eventuale/i incendio/i del malcapitato (e ne resterà probabilmente ancora un po’ nelle casse della compagnia).
Ma quando tutti e 1000 gli assicurati rischiano di aprire un sinistro, cosa accade?
Non è un caso se Solvency II – una Direttiva Europea che si è iniziato a scrivere nel 2003, ben 17 anni fa – ha definito l’evento catastrofale come “Il rischio di perdita o di variazione sfavorevole (…) derivante dall’incertezza significativa delle ipotesi relative (…) al verificarsi di importanti epidemie nonché all’insolita accumulazione di rischi che si verifica in tali circostanze.”
Si, “epidemie”. Avete letto bene.
Questo non significa che non esistono polizze che coprono eventi come il “terremoto” o che potranno essere proposte polizze contro il “Covid”, ma per far sì che abbiano un’estensione di copertura adeguata a fronte di un prezzo ragionevole è importante che possano essere diffuse il più possibili (e quindi che molti si assicurino contro questi eventi).
Allo scopo, per incentivare le compagnie assicurative ad assumere tali rischi sarebbe quindi necessario un intervento del legislatore che ponga in essere, come ad esempio è già avvenuto per il rischio terremoto sulle polizze casa (badate bene solo in tempi recentissimi, nel 2018) una defiscalizzazione per incentivare la diffusione di questo tipo di coperture. Il rischio “terremoto” ad esempio è stato reso esente dall’imposta sulle assicurazioni ed è inoltre parzialmente detraibile.
Osservazione n° 3: non puoi pretendere che ci sia qualcuno – normalmente senziente – disposto ad assumersi un rischio che nessuno (tu per primo) si assumerebbe a determinate condizioni. È quindi necessario un approccio corale per far sì che certe coperture assicurative si diffondano e sempre più compagnie propongano prodotti/polizze a tutela di questi rischi.
A volte è semplice, basta un pizzico di buon senso ed empatia (ovvero: mettersi nei panni altrui).
Se ti dicessi di assicurare contro il terremoto le case di una nazione che non ha alcun piano edilizio antisismico, lo faresti?
Se ti dicessi di assicurare dal rischio di epidemia una nazione impreparata a far fronte ad un’emergenza sanitaria come il Coronavirus, lo faresti? E se invece ti dicessi di assicurare una nazione che ha messo in atto tutti i possibili presidi, ma dove un certo rischio di incertezza comunque permane, lo faresti?
Cara bellissima, unica e amata patria, aiutati ad aiutarti.
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