Sta ormai diventando una tradizione e siccome siamo persone di parola che mantengono le aspettative non vogliamo deludervi. Anche quest’anno, come già fatto per il 2016 e per il 2017, ci apprestiamo a fare un bilancio corredato di speranze e prospettive per l’anno insurtech che verrà.

E se vi state chiedendo cosa c’entra l’insurtech con la foto di copertina di Merry e Pipino godetevi la lettura, non tarderete a scoprirlo 😉.

Non ti accorgi della strada che hai percorso finché non ti guardi indietro. Solo allora ti rendi conto di tutto il percorso fatto.

Se il 2016 è stato quello dell’inception (si è iniziato ad instillare negli operatori del settore il dubbio “ma siamo proprio sicuri che sto settore vada bene così com’è?”) e il 2017 è stato quello della consapevolezza (“no, in effetti non va bene così com’è”) il 2018 – come da nostre previsioni – è stato quello dell’individuazione della strada da percorrere.

Oltre a rallegrarci per il fatto che le nostre previsioni si stanno ormai puntualmente avverando (non abbiamo la palla di vetro, semplicemente uniamo una visione strategica azzeccata ad una buona conoscenza del settore) ci conforta soprattutto vedere che le cose stanno realmente cambiando.

Certo, molto più lentamente di quanto vorremmo.

Il fatto che ci sia voluto un anno intero per dare una risposta alla semplice domanda già citata “sicuri che sto settore non vada cambiato?” ci fa pensare alle dinamiche del settore assicurativo come al simposio in corso tra gli alberi giganti del Signore degli Anelli.

Gli amanti del genere non possono dimenticarli. Emblematica è la scena in cui dopo ore di concertazione gli alberi riescono a malapena a decidere che gli hobbit non sono una minaccia. La montagna che partorisce il topolino.

Sia per la dimensione che per le dinamiche di gruppo l’analogia con gli interlocutori che occupano posizioni di prima linea nei colossi assicurativi è innegabile (a dirla tutta, per alcuni, anche per il modo di parlare 🤐).

Ma tant’è, non si può avere tutto. Già il settore si sta muovendo, pretendere che lo faccia velocemente sarebbe un’esagerazione.

E allora nel 2019?

Se seguiamo l’evoluzione prospettata nella nostra premessa verrebbe da dire che il 2019 sarà davvero l’anno della proclamazione del insurtech.

La logica vorrebbe che dopo il dubbio, la consapevolezza e la pianificazione rimanga solo… l’implementazione.

Una vocina dentro di noi però ci ricorda quante volte abbiamo già visto progetti e iniziative di “belle speranze” schiantarsi alla prima curva o, peggio ancora, non riuscire neanche a mettere in moto dopo aver girato la chiave nel cruscotto.

Problematiche di legacy, gerarchiche, politiche, diplomatiche e a volte anche perché no, diciamocelo chiaro, del “chi me lo fa fare” (in effetti lavorare stanca e non tutto l’esercito dei manager posto-fisso è sempre pronto ad armarsi e partire) sono la palude da attraversare che triplica il tempo che impiegheresti normalmente per andare dal punto A al punto B.

Ma non mollate. It’s worth a try.

Uno, nessuno e centomila

C’è però una piccola armata di “spartani” che ha deciso di combattere questa lotta e che, tassello dopo tassello, sta apportando il proprio contributo a questa (faticosa) battaglia.

Questo è stato l’anno in cui abbiamo conosciuto Davide Baldan e Emmanuel Djengue di RGA, che stanno lottando per trovare spazi in cui infilare progetti innovativi con i quali contaminare la loro azienda; in cui abbiamo iniziato a collaborare con Argo Global e dato il via a prodotti concreti che abbiamo portato sul mercato insieme a Mario Borrelli; in cui abbiamo condiviso visioni con Vito Modugno e Flavio Cristiano di SwissRe; in cui abbiamo pianificato con Alessandro Crivelli di Marsh; in cui abbiamo incontrato e ispirato Andrea Battista di Net Insurance; in cui abbiamo “tentato” collaborazioni con Gianfranco De Giusti di Assicuratrice Milanese o Roberto Quaranta di Sara Assicurazioni e in cui le abbiamo avviate con Flavio Mangia di EuropAssistance.

L’anno in cui abbiamo apportato il nostro contributo al Global Summit for Insurance Innovation, al Italy Insurance Forum, al Fintech Maker Faire e a una serie di altri incontri e convegni del settore.

Oltre a quello assicurativo c’è poi il mondo della bancassurance che, anche se con ampi margini di miglioramento, può davvero dare un contributo concreto all’evoluzione del settore. Come non citare quindi le persone incontrate nel corso di questo 2018, tra cui Gabriella Giacoppo di BNL, Emanuela Cristiano di Banca Ifis (recentemente ha iniziato a lavorare in AON), Gian Luca Contis di Credito Valtellinese e Massimo Grandis di Mediolanum.

Molti si stanno interrogando su come implementare il cambiamento mentre altri stanno cercando, malgrado tutto, di innescare l’innovazione con progetti pilota. Speriamo di poterli aiutare accompagnandoli in questo percorso.

In ultimo, per la nostra startup questo è stato l’anno della presa di coscienza del nostro vero potenziale. Il programma di accelerazione Magic Wand, che ci ha visto tra le startup finaliste, ci ha dato stimoli e aiutato a sederci ai giusti tavoli mettendo in risalto il valore aggiunto che possiamo innescare con la nostra tecnologia, il nostro modello di business e, soprattutto, il nostro team dal grande valore e professionalità (non lo dico solo io).

Un grazie quindi a tutto il team del nostro partner Digital Magics, che ci ha permesso di incontrare realtà come Sisal nelle persone di Carlo Garuccio e Antonio Iannitti o Poste Italiane nella persona di Elisa Franzini.

Abbiamo maturato la consapevolezza che spesso e volentieri gli acceleratori per startup dovrebbero concentrarsi più sull’accelerazione dei big partner dei programmi (che troppo spesso li usano come cammeo per comparsate marketing) che sull’accelerazione delle startup, le quali sono già molto pronte se solo la controparte fosse altrettanto reattiva. Ma questa è un’altra storia.

Chiudendo questa parentesi nello stesso modo pirandelliano con cui l’abbiamo iniziata, ci auguriamo che i personaggi in cerca d’autore che popolano questo bello e stimolante settore possano finalmente trovare la loro strada e si diano una chiara identità.

C’è tanto da fare e questa prospettiva ci elettrizza oltremodo, senza contare le praterie di opportunità che l’insurtech sta apportando alle assicurazioni. Non resta che coglierle e “metterle a terra”.

Come già fatto per il 2018, auguriamo a tutti voi un 2019 in cui possiate finalmente

Anche perché nel momento in cui i nostri amici alberi giganti (cit.) finalmente si decideranno potranno dare vita con la loro forza dirompente ad una vera e propria rivoluzione.

La cosa assomiglierà più o meno a questo

Insurtech Family

Un ultimo saluto e un augurio alla big family insurtech.

Questo è stato l’anno in cui anche in Italia si è finalmente capito che SI PUO’ FARE.

Sono arrivate le prime raccolte di capitali di peso e con sé hanno portato scossoni al settore, di cui vedremo le reali ricadute solo nel 2019. Complimenti quindi ai colleghi di Prima.it, Yolo, MioAssicuratore e Neosurance che come già preannunciato da questo articolo hanno grandi ambizioni per il 2019. I complimenti vanno anche ad altre realtà meno citate dalla stampa ma che stanno lavorando davvero bene e in cui operano persone concrete e professionali come Coverholder, Healthy Virtuoso e SquareLife.

Un saluto anche agli amici di Lemonade, che quest’anno abbiamo avuto il piacere di conoscere e che hanno recentemente annunciato la loro intenzione di sbarcare in Europa. Ne vedremo delle belle.

Non vi resta che scegliere se saltare a bordo del treno o restare fermi in stazione per guardarlo passare.

Happy New [insurtech] Year to all of you.