Arrivare a Maratea non è facile. In tutti i sensi.
Non è facile per la logistica, incastrata com’è in quel lembo di Lucania tirrenica dalla bellezza sconvolgente, ma non è facile nemmeno come start-up selezionata tra quelle eleggibili per la Competition di Hereoes Meet in Maratea.
Quale Competition?
A Maratea da due anni si svolge il festival mediterraneo dell’innovazione. Se volete sapere com’è possibile che per un simile festival sia stata scelta come location proprio Maratea (anziché le favorite Milano, Barcellona o Roma), dovete chiederlo a Michele Franzese, ideatore della manifestazione, che vi risponderà con un semplice quanto ovvio “perché altrimenti che sfida sarebbe stata?”. Ovvio. Scemo io a chiederglielo.
Il festival Heroes, meet in Maratea si chiama così non a caso. La scelta del nome è provocatoria quanto ambiziosa. Per innovare, per intraprendere, bisogna essere un po’ eroi. Forse in Italia un po’ di più.
Qui, sotto lo sguardo benevolo del Cristo Redentore l’ecosistema dell’innovazione si muove frenetico come un formicaio in subbuglio.
Mentre arrivo alla location dell’evento e mi guardo intorno capisco che è così. Mi fermo in disparte e per un attimo, osservo in silenzio ciò che accade intorno a me. Voglio che questa immagine rimanga impressa nella mia memoria e si aggiunga alla lista dei miei personali “amuleti mentali”, quelli che tiro fuori nei momenti di dubbio, di sconforto e di difficoltà, quasi funzionali nella vita di un imprenditore.
Osservo ragazzi ventenni intenti a spiegare a uomini di cinquanta la bontà del loro progetto imprenditoriale con un entusiasmo percepibile dalla concitata gestualità delle mani; volontari impegnati a predisporre con precisione meticolosa sul banco dell’accoglienza i badge d’ingresso per gli ospiti; business angels chiacchierare a bordo piscina con manager di fondi di investimento in venture capital; fotografi e videomaker occupati a predisporre cavalletto e microfono per la prossima intervista nella lounge organizzata in terrazza. Tutto avviene davanti ai miei occhi con uno sfondo infinito di blu, il mediterraneo si apre davanti ai nostri occhi e da questa altitudine sembra ancora più immenso.
Qui, sotto lo sguardo benevolo del Cristo Redentore (abbiamo anche noi la nostra Rio De Janeiro), l’ecosistema dell’innovazione si muove frenetico come un formicaio in subbuglio. Ora ricordo perché mi sono svegliato col buio per prendere un aereo da Torino a Napoli, una navetta e poi ancora un treno regionale diretto a Cosenza che mi ha portato fin qui.
Heroes è un evento, Heroes è innovazione, ma soprattutto Heroes è una Start-up Competition.
La sessione di presentazione delle start-up è già iniziata, mi butto nella mischia e alla fine tocca a me. Il nostro pitch passa in un soffio, appena 300 secondi per raccontare Axieme e i progetti ambiziosi che stiamo portando avanti. Al termine della presentazione gli spettatori ammutoliti non mi fanno neanche una domanda. L’host Francesco Mantegazzini dice che è un buon segno, che li ho lasciati senza parole. Sarà come dice lui?
Nell’abbandonare lo stage vengo raggiunto da un gruppetto di persone che vogliono parlare con me. Forse l’host non aveva tutti i torti.
I restanti tre giorni passano in un vortice di incontri, riunioni, caffè a bordo piscina e workshop.
Ho conosciuto start-up che portano avanti progetti eccezionali ed ambiziosi e mi sale improvvisa la voglia di collaborare con ognuno di loro. Da Gaia Guadagnoli con la sua BretMaps e la volontà di dare un contributo concreto alle emergenze idrogeologiche nel nostro paese, a Giovanni Zappatore e la sua Adam’s Hand che ambisce a riprogettare il modo in cui vengono concepite le protesi dell’arto, a Alessandro Cillario e la sua Cubbit che potrebbe finalmente risolvere il problema di un cloud accessibile per tutti, a Alessandra Barraco che crede nell’importanza dei big data per contribuire ad una scuola migliore con Happy School, a Nico Fusco e la sua Paladin, a Alfonso Farruggia con la sua SementusaTech, a Guglielmo Rapino e la sua Cocovan, a Francesco Magro e la sua Winelivery, a Michele Cesario di ComeHome che riesce a farti sentire a casa anche lontano da casa coinvolgendo oltre 30 startuppers a cenare insieme in un casolare di Maratea.
Una community di persone ambiziose, entusiaste e dedite al proprio progetto. I migliori compagni di viaggio che vorresti per un’avventura come questa.
Ho condiviso la visione di Axieme con imprenditori come Giovanni Buono e Jacopo Mele e raccontato le evoluzioni del nostro progetto con investitori come Emanuele Levi. Ho brindato con Salvatore Manzo di Foodora e riso insieme ad un serial entrepreneur come Daniele Alberti.
Ho assistito a workshop motivanti e presentazioni emozionanti, dalla vision ambiziosa di Casey Fenton che immagina un’economia basata sulla fiducia reciproca, alla volontà di Oscar Di Montigny di riportare l’Umanità e l’Essere Umano al centro delle priorità dei nostri progetti.
E poi arrivano la nomina delle cinque startup finaliste e la signora Teresa
Scopri di essere tra i finalisti quando Elio Mungo mi viene incontro e mi stringe la mano per complimentarsi. “Di cosa scusa?” chiedo io, “siete tra le finaliste!” mi dice lui.
Ciò che succede in seguito è un po’ confusionario ma estremamente piacevole. Le cinque start-up finaliste dell’Heroes Prize sono invitate a pranzo a casa di altrettante famiglie del luogo. L’idea è quella di presentare, in un momento conviviale, la propria idea di business e ricevere feedback da persone che non ne hanno mai sentito parlare prima.
Ed è così che mi ritrovo a casa della signora Teresa, una persona deliziosa che, come da migliore tradizione meridionale, ci accoglie in un ambiente quasi fantastico che trasmette ospitalità e calore ad ogni angolo. La terrazza che si affaccia sul verde e sul mare infinito ci accoglie con una tavola imbandita di prelibatezze locali.
Ho già capito una cosa: sicuramente non mi alzerò da quel tavolo con l’appetito.
L’attenzione quasi maniacale prestata dalla signora Teresa nel portare le pietanze in tavola me ne dà la conferma: qui con il cibo non si scherza.
Il pranzo trascorre in una piacevole quiete, nel corso della quale mi confronto con i commensali e rispondo alle loro domande incuriosite su Axieme. Vito Pinto mi fa riflettere sulla dimensione del mercato potenziale, Massimo Ciaglia mi interroga sulla strategia, Alessandra Viola prende appunti per un articolo che forse pubblicherà sul Sole 24 Ore. Mi godo i piatti deliziosi e il momento nel suo insieme: in fin dei conti siamo in finale!
La cerimonia di chiusura e la premiazione
Rientrati al centro congressi c’è giusto il tempo per far raccogliere le votazioni allo staff e per far girare ad Andrea Martelli le ultime interviste agli startupper ed è già ora di premiazione.
La cerimonia decreta l’ordine d’arrivo:
1° Fluidia
2° Axieme
3° Pertinet
4° Adam’s Hand
5° Cubbit
Sono estremamente soddisfatto. Onore al merito dei compagni di avventura di Fluidia e lunga vita al loro ambizioso progetto biotech. Un ringraziamento particolare va a tutti gli organizzatori, mentor e partecipanti. Un grosso in bocca al lupo e complimenti alle altre startup partecipanti, continuate così ragazzi!
Oggi un breve riposo ma da domani si ricomincia, per rivoluzionare il settore assicurativo e portare avanti la nostra vision.
Essere arrivati secondi, solo dietro ad un progetto eccezionale che ambisce a diagnosticare precocemente i tumori è una vittoria di fatto.
Una vittoria che condivido con tutti coloro che da casa fanno il tifo per me, in primis i miei co-founders Luca Pomo, Matteo Gallo e Marco Pollara, i soci Giuliano Antoniciello, Alessandro Martini, Fabrizio Soldera e Stefano Colli, gli investitori, i collaboratori, la nostra social media manager Stefania Civatti, gli amici e molti altri nostri fan che solo per brevità non nomino in questa sede.
Per noi essere considerati primi nell’area fintech/insurtech è motivo di orgoglio e soddisfazione. Oggi un breve riposo ma da domani si ricomincia, per rivoluzionare il settore assicurativo e portare avanti la nostra vision.
Axieme è sulla strada giusta. Anzi, più che giusta. Avanti così.
Da Maratea porterò a casa nuove amicizie, opportunità di lavoro, potenziali investitori e persino possibili clienti (o “partner” come i più cool li chiamano ultimamente…), ma porto soprattutto dentro di me i sorrisi delle persone conosciute e la fiducia dei partner incontrati, contatti professionali (e non) che spero di coltivare in futuro, amici come Lorenzo Pregliasco incontrati inaspettatamente, la bellezza della città e del suo mare, l’ospitalità dei suoi abitanti.
Heroes Meet in Maratea è senza alcun dubbio un successo per i suoi organizzatori, a cui va tutta la mia stima e ammirazione e a cui auguro cento di questi eventi (certo, con un po’ di riposo nel mezzo dopo questo tour de force!).
Qualcuno ha detto “Napoli non è una città, è un sentimento”, beh Maratea non è un luogo, è una community.