Il 23 Novembre scorso a Milano nel corso del IT Forum si è parlato anche di insurtech e community. Axieme, insieme ad altri importanti attori del panorama insurtech italiano, ha condiviso la propria visione sul futuro del settore.
Gli Attori: Start-up e colonne portanti alla stessa tavola rotonda
Sul palco, a fianco del CEO di Axieme Edoardo Monaco, si sono confrontati anche Matteo Cattaneo Head of Innovation di Reale Mutua, Simone Ranucci Brandimarte di Yolo e Andrea Silvello di Neosurance, moderati dal giornalista Marco Barlassina di Forbes Italia.
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Communities e nuovi modelli di mercato
Molti i temi affrontati, soprattutto volti alla comprensione dei modelli innovativi che si affacciano sul mercato.
Tra i punti chiave condivisi da tutti i moderatori emergono soprattutto la crescita della fornitura di “servizi alla persona” da parte delle compagnie più che di classici prodotti assicurativi (polizze) ma anche l’esigenza di ascoltare le communities rispondendo alle loro esigenze assicurative specifiche.
Lo dice la teoria delle dinamiche dominanti di John Nash, le communities sono il Blue Ocean
“È matematicamente spiegabile. È come la teoria delle dinamiche dominanti di John Nash” ha esordito Edoardo Monaco di Axieme “forse più nota al grande pubblico con la scena del film “A Beautiful Mind”, con Russel Crowe che cerca di spiegare agli amici al bar perché è meglio che ognuno di loro si concentri su una ragazza diversa del gruppo di amiche, anziché corteggiare tutti solo la bionda”.
Davanti ad una iniziale perplessità dei presenti, Edoardo ha proseguito: “è proprio quello che stanno facendo le compagnie assicurative. Dicono di voler diversificare ed aprirsi a nuovi mercati, ma poi in realtà sono tutte lì a corteggiare il mercato delle auto (la “bionda” nella metafora) e così si dilaniano a colpi bassi per accaparrarsi fette di mercato che si assottigliano sempre più, senza vedere che esistono dei Blue Ocean (le “altre amiche” nella metafora) come le community, ad oggi sempre più importanti, che chiedono coperture assicurative che oggi nessuna compagnia ancora offre”.
In questo senso è stato fatto l’esempio di realtà come Foodora o Deliveroo, inesistenti fino a qualche hanno fa, ma che ora generano community numerose (i riders che consegnano gli ordini) con esigenze assicurative specifiche, o ancora come AirBnb che ha creato un nuovo modello per l’affitto di case (in Italia sono milioni i proprietari che hanno inserito un appartamento sulla piattaforma) eppure nessuna compagnia ha ancora lanciato un prodotto che preveda una copertura specifica per queste case (N.B le attuali polizze casa non coprono effettivamente tutte le casistiche potenzialmente avverabili quando si affitta su AirBnb).
I grandi player del mercato e le assicurazioni
È dunque così che i grandi player di altri settori (Amazon per esempio) hanno colto l’opportunità di entrare in nicchie di mercato (la community dei loro clienti) per proporre polizze assicurative. In Italia le compagnie assicurative non propongo ai clienti una polizza per assicurare il proprio telefonino. Amazon ha risolto il problema alla radice: ha creato una polizza assicurativa internamente e la propone ai propri clienti.
Così non ci sarebbe da stupirsi un domani se IKEA proponesse una polizza Kasko sui divani o Nespresso sulle macchine da caffè. Sono tutte nicchie di mercato che le compagnie avrebbero potuto cogliere da tempo e che si stanno lasciando sfuggire per concentrarsi su prodotti “antiquati” (auto, infortuni, condominio ecc.) e presenti in modo molto simile nell’offerta di ogni compagnia, limitando quindi la differenziazione dalla concorrenza.
Assicurazioni e innovazione: l’annoso problema della gallina e l’uovo
Tutto ciò accade perché spesso le compagnie (e il loro ufficio tecnico attuariale) hanno paura delle incognite. Se un rischio non è misurabile tramite dati statistici, preferiscono non avventurarsi su un nuovo prodotto.
È l’annoso problema della gallina e dell’uovo. È paradossale che proprio le compagnie assicurative, il cui mestiere è proprio il rischio, non osino rischiare. È ovvio che per innovare c’è sempre una prima fase di “salto nel buio”, ma è proprio questa la natura dell’innovazione. D’altronde anche la primissima volta che è stata assicurata un’automobile non esistevano statistiche in merito. Eppure da lì siamo partiti.